“The day after tomorrow”, ovvero della mistagogia, questa sconosciuta

Accompagnamento

L’accompagnamento in catechesi

In questo intervento vorremmo esaminare l’ultimo periodo dell’iniziazione cristiana, la mistagogia, che avviene dopo il conferimento del Battesimo, Confermazione ed Eucaristia e nel quale si compie
1) un approfondimento del mistero pasquale e
2) un inserimento più profondo nella comunità cristiana.

Mistagogia è un termine di origine greca che significa più o meno introduzione/conduzione nei misteri. Nella proposta nazionale per il Catecumenato dei 7-14enni, viene definito come un vivere i misteri celebrati.

Semplicemente descriveremo ciò che le varie proposte della Chiesa italiana prevedono per gli adulti e i fanciulli neofiti (cioè neo-battezzati) e, mutatis mutandis, immaginando come tutto questo possa illuminare il nostro modo di porgere la catechesi.

Primi passi nella comunità cristiana

Nel testo base del RICA: si chiede che “i primi passi dei neofiti siano più sicuri” e per fare questo si auspica l’aiuto premuroso e amichevole della comunità dei fedeli, dai padrini ai pastori. Lo scopo è triplice:
1) approfondire i misteri celebrati;
2) consolidare la pratica della vita cristiana; 3) favorire un pieno e sereno inserimento nella comunità (RICA, 235).

La comunità con i neofiti procede il suo cammino nella meditazione del Vangelo, nella partecipazione all’Eucaristia e nell’esercizio della carità, cogliendo sempre meglio la profondità del mistero pasquale e traducendolo sempre più nella pratica della vita.

Sembra quasi di capire che solo ora viene chiesta la “frequente partecipazione ai sacramenti”, addirittura qualificata come “nuova”, in modo che questa possa accrescere “l’esperienza della vita comunitaria”. È a questo punto del cammino che per “i neofiti, aiutati dai padrini, si possono stabilire più stretti rapporti con i fedeli” e così poter offrire loro una “rinnovata visione della realtà”.

Per noi, abituati da più di mille anni ad un cristianesimo tramandato per socializzazione religiosa, cioè per una consuetudine con la pratica sacramentale socialmente condivisa e quasi “naturale”, forse è difficile immaginare che cosa possa significare in pratica per degli iniziati questo inserimento nei ritmi settimanali comunitari soltanto ora compiuto. Certo che non è questione di impedire la pratica della messa domenicale ai piccoli o ai non compiutamente iniziati, non sarebbe forse né gestibile né tantomeno facilmente comprensibile; due riflessioni però potrebbero esserci utili a partire da ciò che è richiesto ai neofiti. La prima: ci siamo tanto abituati a un cristianesimo offerto tramite la cultura condivisa da prescindere quasi dal cammino di conversione o almeno da un briciolo di fede manifesta per concedere ai richiedenti le cose più sacre che abbiamo, cioè i sacramenti, cosa che non è certo nella natura né nella dottrina del cristianesimo stesso.

Statuti differenti nella Chiesa

La seconda: il fatto che i neofiti abbiano nella Chiesa uno statuto preciso, prerogative solo ora aperte, una collocazione visibile e specifica nell’Assemblea, addirittura per un breve periodo un abbigliamento caratteristico, ci ricorda che nella Chiesa non vige il regime dell’omogeneizzazione indifferenziata, ma della diversità organizzata, e anche gerarchicamente, si potrebbe aggiungere. Quindi è normale che non tutti possano o debbano fare tutto nelle nostre liturgie o nelle diverse incombenze comunitarie: i catecumeni possono entrare e fermarsi sino alla liturgia della Parola, i fedeli giungono sino alla condivisione della mensa del Signore, i neofiti hanno dei posti particolari in Assemblea che abbandoneranno terminata la mistagogia; certi requisiti sono richiesti per svolgere compiti pubblici come il lettore, il padrino e simili, per altri compiti sono richieste altre attitudini o prerequisiti e così via. Ma tutti egualmente fanno parte del popolo di Dio in cammino verso il Regno con la stessa dignità, benché con statuti differenti.

Se la prassi corretta dell’iniziazione cristiana fosse più visibile, questo potrebbe aiutare a comprendere che si può far parte della Chiesa in diversi modi: come simpatizzanti, come catecumeni, come eletti, come neofiti e anche come ministri, come ministri ordinati e, perché no, come penitenti, tanto per riprendere una prassi tanto antica quanto saggia. E che oggi potrebbe risultare di straordinaria attualità, pensando ad esempio ai “ritorni” alla Chiesa, dopo decenni di assenza, dei giovani nubendi: un inserimento pieno ed immediato – che corrisponderebbe in pratica alla dichiarazione di radicale irrilevanza dell’esperienza personale passata di chi abbiamo davanti – sarebbe l’unica freccia disponibile per il nostro arco? Ancor più interessante sarebbe una riflessione simile applicata alle nuove situazioni matrimoniali “irregolari” che si sono venute a creare.

Che fare?

Le indicazioni operative per una buona mistagogia sono molto semplici, a dire il vero forse anche troppo: “durante tutto il Tempo di Pasqua, nelle Messe domenicali, si riservino ai neofiti posti particolari tra i fedeli. Le letture dell’anno «A» del Lezionario sono particolarmente adatte per loro. Tutti i neofiti si impegnino a partecipare alle messe con i loro padrini. Nell’omelia e, secondo l’opportunità, anche nella preghiera dei fedeli si faccia riferimento ad essi”.

Si invita anche a celebrare l’anniversario del Battesimo, i neofiti tutti insieme, per ringraziare Dio, per comunicarsi le esperienze spirituali e per acquistare nuove energie per il loro cammino. Addirittura il Vescovo è invitato ad “incontrarsi con i neofiti almeno una volta all’anno e a presiedere alla celebrazione dell’Eucaristia nella quale è lecita la comunione sotto le due specie”.

Infine è da ricordare che l’iniziazione cristiana non dura per sempre, ma ha un termine. Perché no, allora, alla fine del Tempo di Pasqua, intorno alla domenica di Pentecoste, qualche celebrazione, anche con solennità esterna e secondo le consuetudini della comunità?

Se sono adulti…

La Chiesa italiana suggerisce alcuni incontri catechistici, destinati a spiegare ulteriormente i sacramenti ricevuti e a introdurre opportunamente nella comprensione degli altri sacramenti, soprattutto quello della Riconciliazione, ad approfondire il mistero della Chiesa e il significato della vita nuova del battezzato e della sua sequela di Cristo.

Nella solenne celebrazione conclusiva, per la Pentecoste, ai neofiti vengono fatti abbandonare i posti a loro riservati, mescolandosi dei fedeli, come ricorda efficacemente sant’Agostino: “Oggi i nostri nuovi nati si riuniscono agli altri fedeli e volano, per così dire, fuori del nido”.

Se sono ragazzi…

La mistagogia invece dura circa un anno. La catechesi mistagogica sarà finalizzata all’approfondimento dei sacramenti, specialmente dell’eucaristia e delle conseguenze che ne derivano (catechesi morale). Particolare attenzione alla preparazione del sacramento della Riconciliazione e sulla Chiesa (partendo dagli Atti degli apostoli).

Anche con questa fascia di età viene proposta una solenne celebrazione dell’anniversario del Battesimo. Il neofita nel tempo pasquale viene spinto a fare proprio l’impegno della celebrazione eucaristica domenicale; dopo l’estate a riprendere il cammino educativo per portare a compimento, nell’anniversario del battesimo, l’integrazione nella comunità cristiana.

Vengono suggerite delle ulteriori consegne: del giorno del Signore o domenica (ottava di Pasqua o otto giorni dopo il battesimo), del Credo nicenocostantinopolitano (sintesi sistematica della fede) e del catechismo che deve guidare la formazione cristiana negli anni successivi” (Nota del Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana, L’iniziazione cristiana. 2. Orientamenti per l’iniziazione dei fanciulli e dei ragazzi da 7 a 14 anni, nn. 48-49).

Oltre alla testimonianza personale in famiglia e nell’ambiente di vita, viene suggerito dia accostarsi per la prima volta al sacramento della Riconciliazione. Quindi di aprirsi alla comunità parrocchiale, al di là del gruppo, scegliendo un servizio da svolgere a favore degli altri e inserendosi in un gruppo di adolescenti o di giovani. L’Oratorio potrà essere concretamente il luogo del nostro inserimento.

La Guida per l’itinerario catecumenale dei ragazzi edita dall’Ufficio Catechistico Nazionale propone anche i brani evangelici e i capitoli del Catechismo di riferimento che possono aiutare in questo cammino formativo.

don Sinuhe Marotta