L’accoglienza nell’iniziazione cristiana

Iniziazione cristiana

Sono settimane, queste, in cui le comunità cristiane accolgono i candidati ai sacramenti: avvisi in chiesa, inviti, telefonate e quant’altro, spesso anche con fantasia. E poi si inizia con gli incontri di gruppo.

Ma come prevede l’accoglienza la Chiesa nell’ordo a ciò dedicato, il Rito di iniziazione cristiana degli adulti (RICA), matrice di ogni iniziazione cristiana? Da qui, infatti, deriva la modalità ecclesiale dell’accogliere, strutturata in quel rito di accoglienza per antonomasia che è il battesimo (di un adulto).

La Chiesa Italiana negli ultimi anni ha insistito più e più volte sull’utilizzare il RICA come matrice di ogni attività catechistica, consegnando alle parrocchie le tre Note di orientamento dedicate al battesimo degli adulti, dei ragazzi dai 7 ai 14 anni e al completamento dell’iniziazione cristiana di giovani e adulti.

Consapevoli che al RICA è un po’ capitato il destino del rito della Dedicazione di una chiesa, gerarchicamente e teologicamente in pole position, ma praticamente misconosciuto, in questi prossimi interventi vorremmo leggere alcuni aspetti della prassi dell’iniziazione cristiana come paradigma ispiratore dell’atteggiamento di accoglienza della Chiesa.

Con una nota previa: è ben evidente che quello proposto dalla Chiesa nel suo Rituale è un ricchissimo pranzo di nozze, con infinite portate e allestimenti ricercati e che in più di qualche occasione non sarà possibile consumarlo interamente; ma neppure dobbiamo lasciarci guidare nelle nostre azioni pastorali unicamente dal “questo non serve”, riducendo la prassi di accoglienza al “pane e formaggio” della solita riunione di catechismo o del commento supplementare del parroco a messa davanti ai bambini che iniziano il percorso di formazione raggrumati nei loro giubbotti davanti all’assemblea riunita.

Accoglienza è innanzitutto il Battesimo

Parlare di accoglienza nella Chiesa significa parlare innanzitutto del Battesimo, inserito con la Confermazione e l’Eucaristia nella triade dei sacramenti dell’iniziazione cristiana. L’accoglienza in questo contesto comporta un percorso che – dall’accoglimento iniziale del simpatizzante, poi candidato, poi catecumeno – lo conduce ad una progressiva conformazione alla persona di Cristo e ad una incorporazione nel suo Corpo che è la Chiesa, sino a farlo sedere a pieno titolo alla mensa eucaristica.

Una accoglienza, quindi, connotata da alcune caratteristiche:

graduale, in un percorso guidato dalla comunità per la persona che chiede di diventare cristiana;

strutturata secondo una prassi antica, costituita da gradi e tappe da raggiungere e superare;

trasformante, che mira al cambiamento di costumi e mentalità nel candidato che si avvicina alla comunità.

Non assistiamo, quindi, a qualche cosa di simile all’inizio di un corso scolastico pubblico dove tutti possono entrare ad ascoltare cose più o meno utili per la propria vita. L’accoglienza nel RICA assomiglia piuttosto all’ingresso in una nuova famiglia, dove l’essere accettato e accolto provoca a propria volta l’accettazione e l’accoglienza piena di chi accoglie. Potremmo parlare in un certo senso di un addomesticamento reciproco, pur in una strutturazione severa e poco “negoziabile” delle prassi previste.

Gli ingredienti per una buona «accoglienza»

Gli elementi che costituiscono la prassi di accoglienza tipica dell’iniziazione cristiana sono almeno tre e sono rappresentati dai tempi, dalle diverse figure coinvolte nel processo e dai riti. All’interno di questi elementi esistono evidentemente gli atteggiamenti che la comunità è chiamata a coltivare nei confronti dei nuovi ingressi in comunità, atteggiamenti che sgorgano dal clima evangelico della Chiesa stessa.

Tempi

Nel RICA sono previsti dei «tempi, chiamati tempi della ricerca e della maturazione (cfr RICA n. 7), scanditi da diversi «gradi» o passaggi per i quali il catecumeno avanzando passa, per così dire, di porta in porta o di gradino in gradino. Questa articolazione è cercata affinché il Rito “si adatti all’itinerario spirituale degli adulti, che varia secondo la multiforme grazia di Dio, la loro libera collaborazione, l’azione della Chiesa e le circostanze di tempo e di luogo” (ib. 5). Eccoli:

precatecumenato: che impegna il candidato nella ricerca spirituale, dedicato all’evangelizzazione e che si conclude con l’ingresso nell’ordine dei catecumeni;

catecumenato: può protrarsi per diversi anni, dedicato alla catechesi e ai riti con essa connessi e si conclude il giorno dell’elezione;

preparazione quaresimale: di norma coincide con la preparazione quaresimale alle solennità pasquali e ai sacramenti, è dedicato alla purificazione e all’illuminazione interiore;

mistagogia: l’ultimo tempo, che coincide solitamente con il tempo pasquale, è destinato alla «mistagogìa», cioè all’esperienza cristiana e anche a stabilire legami sempre più stretti con la comunità dei fedeli.

Questi tempi sono sintonizzati sull’anno liturgico, poiché l’iniziazione cristiana non è altro che la prima partecipazione sacramentale alla morte e risurrezione di Cristo. Mentre la Quaresima è indirizzata a una più intensa preparazione spirituale degli eletti, la Veglia pasquale è il tempo più conveniente per il conferimento dei sacramenti dell’iniziazione. Cosa di cui tener conto in parrocchia nel programmare lo stesso Battesimo dei bambini.

Un’ulteriore riflessione sul precatecumenato, oggi sempre più urgente: cominciare immediatamente l’attività pastorale con la “catechesi”, tipica di chi ha la fede, non sembra più opportuno con i piccoli che giungono a chiedere i sacramenti nelle nostre comunità, incapaci nella gran parte dei casi, di fare un semplice segno di croce.

Figure e compiti

41. Il popolo di Dio, rappresentato dalla comunità cristiana, dev’esser sempre convinto e deve mostrare concretamente che l’iniziazione degli adulti è compito suo e impegno di tutti i battezzati. Ma oltre a questo invito rivolto a tutti i membri del Popolo di Dio, il RICA prevede delle figure specifiche:

– il garante, il quale conosce, accompagna, aiuta, testimonia per il candidato;

– il padrino, scelto dal catecumeno, delegato dalla comunità cristiana e approvato dal sacerdote, che accompagna, mostra, soccorre, testimonia;

– i catechisti, i diaconi (è suggerito che ce ne siano abbastanza per svolgere il catecumenato in tutti i luoghi…).

Questa molteplicità di figure, alle quali vanno certamente premessi il Vescovo, titolare primo dell’accoglienza battesimale nella Chiesa, e i parroci come suoi “luogotenenti” e collaboratori, richiama la necessità di circondare i candidati, fanciulli, ragazzi o adulti, di diverse figure, oltre alla tradizionale catechista: pensiamo alla mamma con una fede più intensa che può portare la propria testimonianza, alla ex-catechista, anziana, ma sempre brava nel tenere i rapporti con i genitori, al ragazzo cresimato un po’ più convinto e così via. Tutte figure che mostrano e realizzano l’accoglienza della comunità cristiana.

Ma è proprio necessario compiere anche dei riti?

Dobbiamo innanzitutto costatare che il rito è ancora il punto di incontro più importante tra la Chiesa e la società. Se questo è evidente con la celebrazione dell’Eucaristia settimanale, anche l’accoglienza ecclesiale ha i suoi riti, belli, interessantissimi nella loro struttura, ma purtroppo quasi sempre inutilizzati, addirittura dove sarebbero obbligatori, cioè in ogni Battesimo conferito dopo i 7 anni.

I principali sono essenzialmente tre e segnano il passaggio dei vari “gradi”: il primo si chiama Rito dell’ammissione al catecumenato, il secondo Elezione e il terzo coincide con la celebrazione dei sacramenti dell’iniziazione cristiana: Battesimo, Confermazione, Eucaristia, in un unicum conferito se possibile la notte di Pasqua.

Nel rito di ammissione al Catecumenato i candidati manifestano pubblicamente la loro volontà e il loro desiderio di diventare cristiani, mentre la Chiesa ammette coloro che diventeranno suoi membri e notifica loro l’accoglienza nel suo seno con una prima consacrazione. Addirittura, dopo la celebrazione del rito è previsto che i nomi dei catecumeni siano scritti tempestivamente in un libro diocesano destinato a questo scopo, facendo menzione del ministro e dei garanti, della data e del luogo dell’ammissione (RICA 306-329).

don Sinuhe Marotta