Convegno Catechisti 2012

Formazione nuova per catechisti rinnovati

I catechisti del Triveneto a Padova il 9 giugno 2012

Tanto importante l’appuntamento, che la Commissione Diocesana per la Catechesi sospende il tradizionale convegno diocesano di giugno, invitando i referenti dei decanati a partecipare all’incontro di Padova.

Con questo importante appuntamento, i catechisti del Nord Est intendono riflettere sugli elementi comuni della formazione dei catechisti per l’iniziazione cristiana.

A dire il vero, alcuni ricordano l’appuntamento di una decina di anni or sono, sempre a Padova, quando furono lanciate in Triveneto le sperimentazioni per la catechesi di iniziazione cristiana. Molte le diocesi che avevano aderito a quell’ appello, principalmente le più grandi.

Diversi gli approcci del lavoro che verrà svolto durante tutta la giornata: il catechista dell’iniziazione cristiana, infatti, oggi deve saper sì interagire con i ragazzi, ma anche con un gruppo di adulti, che sono innanzitutto i genitori. Anche con la comunità deve saper interagire; deve saper padroneggiare il linguaggio simbolico della liturgia, del testo biblico, della narrazione.

Di che cosa avrà bisogno, allora, un catechista dell’iniziazione cristiana nel suo bagaglio formativo? E in questi tempi di trasformazione, alla fine, chi è il catechista? Domande impegnative, certamente, ma che non trovano un deserto all’interno delle nostre chiese: diverse esperienze formative, infatti, sono già in atto in diverse diocesi e anche a livello triveneto, che nel panorama italiano continua a fare sempre bella figura.

Ecco allora motivato l’invito del nostro Ufficio Catechistico ad alcuni catechisti per decanato con un sacerdote referente per decanato o zona pastorale.

Il luogo del Convegno sarà il Multisala PIO X, in via Bomporti 22 a Padova. Iscrizioni entro il 30 maggio presso l’UCD di Gorizia, a fronte della quota di iscrizione di 5€, cui verrà aggiunto il costo del pullman. Ogni decanato potrebbe sostenere economicamente i suoi delegati.

Scarica il volantino

Resoconto dell’incontro

Convegno catechisti 2012

Cfr. link “Convegno Catechistico Triveneto 2012”

L’incontro regionale ha tenuto il posto del tradizionale convegno diocesano.

Si è svolto il 9 giugno a Padova, nella capiente Multisala MPX di via Bomporti, il Convegno Regionale Catechisti 2012. Rivolto specialmente ai catechisti referenti, ha visto una quindicina di partecipanti dalla nostra diocesi.

Il tema riguardava la formazione necessaria per i catechisti dell’iniziazione cristiana, in tempi di veloci e profondi cambiamenti della cultura in cui si trovano e vivono i ragazzi affidati alla Chiesa per apprenderne il Vangelo e la grammatica di vita.

Il convegno di Padova, dal titolo “Compagni di viaggio di un cammino: iniziazione cristiana e formazione degli operatori”, è la conferma di una prospettiva che si sta sempre più realizzando in ogni diocesi: quella di formare un catechista che non sia un semplice insegnante, ma un testimone credibile della fede, un compagno di viaggio capace di condividere la fede dei ragazzi e degli adulti, un abile tessitore di relazioni con la comunità cristiana e in particolare con gli altri operatori pastorali.

«Catechista, di che cosa hai bisogno nel tuo bagaglio?»

Interessante nel pomeriggio l’intervista coordinata da don Ronaldo Covi (direttore UCD – Trento), dal tema :”Di che cosa ho bisogno nel mio bagaglio?”. Un dialogo con tre formatori, precisamente Anna Maria Marchi (equipe UCD – Vittorio Veneto), Maria Stimamiglio (responsabile catechesi adulti UCD – Padova) e don Giorgio Bezze (direttore UCD – Padova).

Sollecitati dal coordinatore i tre formatori hanno risposto alle seguenti domande: “Quando pensi alla formazione del catechista, che cosa ti viene in mente?; Che cos’è che forma? Chi forma realmente?, Ci sono atteggiamenti, stili dal seguire?”.

Riassumendo le risposte possiamo trarre le seguenti conclusioni.

Non è possibile separare la nostra vita dalla formazione, perché se la vita nella sua complessità forma più della formazione, la formazione aiuta a conoscere la vita in tutti i suoi aspetti, nella sua completezza.Retour ligne automatique
Se poi scopriamo che la formazione è un dono, a volte cercato, a volte inaspettato, ci rendiamo conto che il formarsi fa bene soprattutto a noi stessi: infatti possiamo imparare tante cose, ma riusciamo a trasmettere solo ciò che ci fa stare bene.

E affinché noi possiamo stare sempre bene, è necessario che la formazione diventi un atteggiamento permanente, capace di coinvolgere tutta la comunità ecclesiale, sacerdoti, religiosi e laici.

Ogni catechista, inoltre, deve saper raccontare la propria vita, confrontando le proprie esperienze con quelle degli altri e, alla luce del Vangelo, rielaborare il proprio vissuto attraverso un itinerario ecclesiale.

La comunità, il lavoro d’equipe diventano momenti irrinunciabili per la formazione, ma anche i vari ambiti in cui le persone vivono possono essere luoghi privilegiati di formazione, dove coltivare le relazioni, l’accoglienza, la condivisione.

Infatti il saper ascoltare chi ti sta di fronte, cercare di vedere il bello e il buono delle persone, il non avere atteggiamenti prevenuti sono sì indispensabili per poter affrontare con una certa serenità anche le situazioni impreviste, ma aiutano soprattutto a mantenere rapporti e relazioni, a costruire stima e fiducia reciproca e, perché no, anche a mettersi in discussione.

Invitati da don Rolando a formulare un augurio ai catechisti presenti, Anna Maria, Maria Teresa e don Giorgio ci lasciano con questi pensieri: non bisogna mollare, ma proseguire il cammino con umile audacia, cercando di riappropriarci delle grandi narrazioni bibliche per scoprire che ogni storia umana è una storia biblica; se poi questa storia è la nostra, riusciremo anche a comunicare il Vangelo in modo desiderabile per chi lo ascolta.

Elisabetta, Gabriella e Paola (Cervignano)

Una formazione che tras-forma

Le sfide che riguardano sia chi forma, sia chi riceve la formazione

A suor Giancarla Barbon, direttore della rivista “Evangelizzare”, è spettato il compito di fare una sintesi dell’incontro di Padova, alla luce di quanto emerso nei due incontri precedenti (29 gennaio e 28 febbraio). Possiamo riassumere così il suo pensiero.

La formazione ha bisogno di cambiamento perché il cammino comune dell’evangelizzazione possa essere sempre più vicino alla realtà di tutti noi; e questo cambiamento deve diventare una continua evoluzione del nostro “saper essere” e “saper fare”. Per questo è necessario accettare alcune sfide che riguardano sia chi forma, sia chi riceve la formazione.

Solo chi vive l’incessante novità della vita di Gesù può raccontare una proposta che non invecchia, attraverso un Vangelo sempre nuovo e reale; solo entrando nella logica della gratuità si può capire che il Vangelo è davvero un regalo, non è dovuto, ma donato, e come dono offrirlo.

Oggi più che mai chi propone il Vangelo dovrà fare in modo che la sua proposta non si ponga come obbligo, ma come invito libero che offre respiro e sguardo nuovo alla vita.

Anche la comunicazione ha bisogno di cambiamento per poter annunciare in modo autentico e significativo il massaggio cristiano, senza aver paura di lasciarci interrogare da ogni cultura, conseguenza inevitabile dell’accoglienza dell’altro. Sarà utile imparare ad usare linguaggi con tecniche e strumenti attuali perché l’Indicibile non ha un’unica via di comunicazione, ma può affascinare in modo diversi.

Ma queste metodologie e strumenti avranno efficacia solo nel momento in cui ci lasceremo trasformare dalla “lieta notizia”, quella che ha toccato la nostra vita, che l’ha fatta e la fa ancora vibrare e se riusciremo a comunicare queste nostre emozioni e convincimenti.

Chi forma, quindi, deve lasciarsi riscrivere dalla vita, guidare senza costringere, apprendere mentre offre; deve accettare di mettersi sempre alla prova e di vivere il cammino formativo con fiducia nelle possibilità della vita e di Dio.

Chi riceve la formazione, invece, dovrà sforzarsi di diventare soggetto attivo, capace di esprimere le proprie attese; dovrà convincersi di avere in sé umanità da condividere e fede da far crescere; dovrà provare il desiderio di entrare nel gioco della relazione con chi, come lui, sta crescendo, senza aver paura di sbagliare; solo così potrà lasciare il proprio modo di vedere le cose per vivere altre dimensioni.

Il cambiamento della formazione ha come condizione irrinunciabile il superamento dell’individualismo formativo, perché solo insieme ci si aiuta a crescere, ci si educa mentre si educa, ci si forma mentre di “dà forma”.

Suor Giancarla conclude lasciandoci questo pensiero: “Non abbiate paura delle resistenze e dei pericoli, come hanno avuto paura i discepoli durante la tempesta, perché Gesù, anche se sembra dormire, veglia sempre su di noi e ci aiuta ad affrontare e a superare tutte le difficoltà”.

Elisabetta, Gabriella e Paola (Cervignano)

I documenti e una testimonianza

Tra qualche tempo saranno disponibili gli atti dell’interessante giornata. Nel frattempo è possibile ascoltare qui i principali interventi.

Una testimonianza

L’esperienza fatta al convegno è stata veramente costruttiva, momento di riflessione e analisi personale sul cammino di catechesi. Abbiamo compreso che vivere la vita di fede nella coerenza, nella quotidianità è già una formazione catechistica che diventa dono e, se essa è sana, agisce su di te, va oltre le difficoltà, ti orienta dove andare.

Inoltre il catechista deve sempre essere dinamico, nel senso che non deve mai sentirsi “arrivato” ma è invitato a confrontarsi continuamente con la realtà della Parrocchia, ispirandosi sempre alla frequentazione della Parola. In particolare sr. Eliana ci ha presentato l’esperienza di rinnovamento della catechesi della diocesi di Brescia.

Ci ha impressionato il fatto che per far ciò, c’è stata la collaborazione di tutti: dal Vescovo all’ultimo dei catechisti. La metodologia seguita, semplice ma efficace, è ben strutturata in tappe continuative che vogliono ripercorrere i momenti significativi della vita di Cristo e della Chiesa.

Ci siamo sentite rincuorate perché abbiamo avuto delle conferme sulle nostre esperienze che ritenevamo infruttuose, comprendendo che i tempi dalla semina alla maturazione non sono immediati come vorremmo ma seguono i tempi di Dio.

Graziella, Carmela e Maria (Aquileia)