“A volte ritornano”: completare la propria iniziazione cristiana

Le cresime di adulti in diocesi

Siamo talmente abituati a veder relegati i sacramenti del Battesimo all’infanzia, della Confermazione alla preadolescenza e dell’Eucaristia alla fanciullezza che rischiamo di dimenticare la loro natura originaria di gesti compiuti innanzitutto da “adulti”. Accolti cioè in piena consapevolezza e libertà da soggetti che, avendo esperimentato una iniziale conversione al Signore, chiedono di essere uniti definitivamente a Lui nella sua Chiesa, conformando la propria vita alla novità evangelica portata dal Signore Gesù.

Il “catecumenato” – splendida struttura iniziatica della Chiesa – ci sembra così una specialità da missionari o da “fidei donum”, cibo esotico dal sapore un po’ troppo forte per i nostri palati delicati, da lasciare ai “paesi di missione”.

Stiamo prendendo pian piano coscienza che non soltanto “la Francia è un paese di missione”, come scrivevano Godin e Daniel nei lontanissimi anni ’40. Anche a Gorizia il Battesimo da piccolissimi, amministrato in virtù della fede e dei genitori e della loro promessa di educazione cristiana del candidato, non è più l’unica via scelta dalle famiglie, che rinviano all’età scolare del figlio la richiesta del sacramento. È soprattutto il sacramento della cresima, però, che diventa un chiaro indice del cambiamento cui stiamo andando incontro.

Una divaricazione all’età della cresima

Se leggiamo i dati che i parroci annualmente inviano in Curia, attirano la nostra attenzione alcuni numeri riguardanti le cresime dei nostri ragazzi. Dobbiamo premettere che però l’analisi è soltanto empirica ed indicativa di una tendenza: non consente infatti considerazioni di tipo scientifico per l’impossibilità pratica di collegare i dati sui sacramenti con i dati sulle classi di età.

Sicuramente appare un primo divario rispetto ai numeri della Prima Comunione delle classi corrispondenti: non tutti i fanciulli che chiedono la Comunione ritornano in parrocchia alla Cresima. Quanti è difficile dire, per i motivi sopra riportati: spesso il gruppo di cresima raccoglie ragazzi di più annate, a volte ci sono travasi tra gli abitanti dei vari comuni e le parrocchie offrono la Confermazione alle età più svariate, spesso all’interno dello stesso comune. Potremmo dire con grossa approssimazione che in media diocesana appare che circa il 60-80% dei ragazzi che hanno ricevuto la Comunione chiede a propria volta la cresima, con una “perdita” di una non piccola fascia di persone.

Molte di queste però “ritornano” da adulti. Cresce infatti stabilmente il numero di giovani che chiedono la Confermazione fuori dalla classe di età proposta dalla comunità parrocchiale. Non possediamo l’età dei candidati, ma le motivazioni solitamente sono riconducibili alla prossimità di un matrimonio, al desiderio di fare da padrino-madrina di battesimo o cresima e una minoranza perché spinta da motivi di ricerca interiore.

Comunque sono oltre un centinaio all’anno i giovani-adulti che in diocesi di Gorizia si avvicinano nuovamente alla Chiesa per la Confermazione e varrebbe davvero la pena investire maggiormente sulla formazione di queste persone, sia nella durata che nei contenuti che nei metodi della catechesi offerta. L’invio del candidato “così com’è” alla cresima più prossima, con tanto di statino bellamente compilato, è una pratica per lo meno disdicevole, pur comprendendo i molteplici impegni delle parrocchie e spesso le scarse o insufficienti motivazioni dei candidati.

Grafico cresime adulti 2005-2009

Indicazioni pastorali della Chiesa italiana

La Chiesa italiana nel 2003 ha emanato attraverso il Consiglio episcopale permanente una nota molto precisa (Orientamenti per il risveglio della fede e il completamento dell’iniziazione cristiana in età adulta), in cui nella triade “ascolto-annuncio-accompagnamento” suggerisce tre atteggiamenti da mettere in campo nel trattamento da riservare a coloro che chiedono di riprendere in mano la propria fede. Utile sarebbe almeno leggerla, ricordando come l’Ufficio Catechistico Diocesano qualche tempo fa ha proposto un anno di laboratori catechistici guidati da don Laurita di Pordenone su questi tre termini, pubblicando anche un quaderno a disposizione dei parroci e catechisti.

Opportuna sarebbe, ad esempio, una riflessione sull’«orizzonte» in cui questa catechesi dovrebbe essere impartita: sarebbe bene tener conto della equiparazione pratica dei cresimandi adulti a dei “quasi-catecumeni”, in un contesto di “novità”, riportabile ad una “nuova” evangelizzazione, e non considerarli dei semplici “ex” (ex praticanti, ex comunicati, ex frequentanti, ecc.).

Almeno ogni decanato (se non ogni parrocchia, almeno le più grandi…) dovrebbe offrire uno spazio istituzionalizzato per questi giovani e conosciuto pubblicamente per tempo, con persone dedicate appositamente a loro: l’occasione è troppo ghiotta per non rilanciare il cristianesimo a degli adulti che probabilmente da molto tempo l’hanno abbandonato.